In Italia sono nuovamente a rischio oltre 20.000 cantieri che si occupano di lavori pubblici. In sostanza, tutti hanno un crescente rischio relativo a forti rallentamenti o addirittura a interruzioni che portano con sé gravi danni alle imprese appaltatrici e, ovviamente, alla popolazione. Tutto questo è dovuto a un aumento che sembra irrefrenabile dei prezzi relativi ai materiali da costruzione senza ovviamente dimenticare i rincari dell’energia che oggi ha raggiunto livelli astronomici mai visti prima d’ora.
I cantieri in Italia oggi
Ad oggi, il numero di cantieri aperti su tutto il territorio tocca le 23.000 unità che corrispondono a un investimento di oltre 150 miliardi. Praticamente ognuno di questi ha un rischio crescente di paralisi o di rallentamento dovuti all’aumento di materiali ed energia. Tuttavia, sono stati previsti dei meccanismi di compensazione che però restano sulla carta poiché è di difficile attuazione. Infatti, i sistemi di compensazione sono piuttosto lenti e incerti. A queste difficoltà va ad aggiungersi il fatto che molti di questi andranno a scadere entro la fine dell’anno lasciando quindi uno vuoto di grande incertezza.
Le misure previste troppo lente
Secondo le ultime stime, si prevede un aumento di costi di circa 5 miliardi per portare a termine i lavori attualmente in corso d’opera. Per ora, gli unici a far fronte ai costi aggiungendo e anticipando le coperture iniziale necessarie sono state le imprese appaltatrici per evitare il rischio di chiusura.
Il governo, dal canto suo, attentato di stanziare delle contromisure per garantire la tenuta del sistema con contributi necessari ad adeguare i prezzari dove sono stabiliti i costi per qualsiasi tipo di lavoro tra cui anche i rilievi con laser scanner indispensabili per grandi opere, infrastrutture e cantieri vari. Tuttavia, questi rimborsi sono rimasti solo delle promesse causando una crescente pressione sulle imprese. Succede perché queste misure hanno dei tempi di attuazione troppo lunghi per risultare efficaci in questa emergenza. Le associazioni dei costruttori denunciano una situazione sull’orlo della crisi proprio perché finanziariamente insostenibile.